Pisa, quarant’anni dopo

Quarant’anni fa…

Verso la fine degli anni Settanta del secolo scorso, la Direzione della Scuola Normale di Pisa si era in qualche modo sbilanciata approvando un’operazione finanziaria, che tuttavia non aveva avuto il sostegno di tutti i componenti della Direzione stessa. L’iniziativa era stata dell’allora Vice-Direttore, il classicista Giuseppe Nenci, ottimo amico e ora purtroppo scomparso: si era trattato dell’acquisto di una grande villa settecentesca, nota come “Il Palazzone” e situata nei pressi di Cortona, in provincia di Arezzo, che avrebbe dovuto servire come polo di espansione per le attività didattiche della Scuola. Conversando un giorno con me, Nenci mi aveva parlato della questione e, quasi per chiedermi scherzosamente un amichevole favore, aveva sondato la mia disponibilità a organizzare eventualmente un convegno di studio in quella sede, al fine fra l’altro di legittimare l’acquisto agli occhi degli scettici. Lo presi in parola: comunicai subito la proposta a Pino Di Stefano e insieme immaginammo che un convegno di ispanisti nella sede gentilmente offerta avrebbe potuto dar luogo all’atto fondativo di un’Associazione di professori di spagnolo, del genere di altre affini che stavano nascendo. Convocammo una prima riunione organizzativa che ebbe luogo alla Normale nell’autunno del 1972, e alla quale seguì il primo Convegno di studi, che si tenne appunto a Cortona nel maggio 1973.

Fu in qualche modo un grande successo: intervennero tutti o quasi gli ordinari di Letteratura spagnola, portoghese e ispanoamericana, alcuni di essi trinceratisi dietro una certa cautela, dato che scarsi erano stati fino ad allora i rapporti fra i colleghi, chiusi spesso in una loro splendid isolation accademica. Più corale e cordiale fu l’adesione di colleghi e colleghe più giovani.

Non mancò di prodursi, nel corso delle vivaci sedute del Convegno, un’incrinatura che rischiò di mandare a monte l’iniziativa, ma che, una volta superata con la buona volontà di tutti, divenne alla fine cemento di unione. Mi riferisco all’orientamento, ispirato alle recenti metodologie strutturaliste e semiologiche (allora poco divulgate fra noi), di alcuni fra i più giovani cattedratici, purtroppo ora scomparsi, come Lore Terracini e Carmelo Samonà: un salutare impegno che si era accompagnato, tuttavia, a una certa forzatura (enunciata in una specifica mozione sottoposta all’assemblea), tendente ad escludere dall’Associazione colleghi estranei, per opinioni politiche, al cosiddetto arco costituzionale. La mozione suscitò una piccola tempesta e fu alla fine approvata nonostante un nutrito numero di astensioni – di colleghi anche autorevoli –, rimarcate da successivi echi ironici e polemici apparsi anche sulla stampa.

La navicella dell’Associazione intraprese quindi la sua navigazione, spinta inizialmente da un vento spirante da una precisa direzione; ma, ben presto, l’interesse generale che la sua nascita aveva suscitato e l’obiettiva importanza di un foro scientifico e organizzativo che essa rappresentava le fecero crescere intorno un consenso sempre più generalizzato, dimostrazione di un buono stato di salute attestato ora dalla ricorrenza quarantennale.

 A. Martinengo